Giornata mondiale della lingua greca

Il 9 febbraio è la Giornata Mondiale della Lingua Greca. Lo è dal 2014, quando il professor Ioannis Korinthios avanzò la proposta di una giornata celebrativa, promulgata poi ufficialmente nel 2017 dal governo ellenico. La data è stata scelta per rendere omaggio al poeta ellenico Dionysios Solomos, morto a Corfù il 9 Febbraio 1857. Le prime strofe della sua poesia Inno alla Libertà sono state traslate nel testo dell’Inno nazionale ellenico (composto dal musicista Nikolaos Mantzaros).
In questa giornata si ricordano dunque i principi della cultura greca, attraverso le opere dei più grandi autori e filosofi di tutti i tempi.

Noi vogliamo celebrare la ricorrenza con un passo di Platone, grazie al quale desideriamo offrirvi un breve spunto di approfondimento e puntare l'attenzione su una caratteristica del linguaggio poetico di Omero: il suo uso di una lingua divina e di una lingua umana.
Nell'Iliade e nell'Odissea ricorre spesso, infatti, una doppia denominazione per quanto riguarda personaggi e luoghi, un nome "divino" e uno "umano", per l'appunto, della stessa realtà. Ne sono un esempio il figlio di Ettore, chiamato Scamandrio e Astianatte; o una delle colline di Troia che ha il doppio toponimo di Batiea e Mirina; o ancora uno dei fiumi della medesima città, "che i numi chiamano Xanto e gli uomini Scamandrio" (Il. 20, 74).
Già gli antichi avevano notato questo fenomeno, con alterne considerazioni: che i termini della lingua divina fossero più corretti rispetto agli equivalenti umani (Platone); che la lingua degli dei avesse una superiorità formale, data dall'ispirazione del poeta, rispetto alla più ordinaria lingua degli uomini e che fosse segno di una più alta forma di conoscenza (Proclo); perfino con finalità polemiche, accusando Omero di mendacità (Dione Crisostomo).
Anche i moderni si sono naturalmente interrogati sulla doppia notazione, interpretandola come allusione a una conoscenza privilegiata; come espediente di puro valore estetico, dai connotati maggiormente poetici; come una traccia di antiche tradizioni mitiche, o ancora come una tendenza del linguaggio naturale di voler usare due nomi differenti per la stessa entità, uno dei quali collegato all'ambito divino.

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Chi volesse approfondire questo curioso tema, può consultare l'utile intervento di Silvia Fenoglio, "Lingua umana, lingua divina:  διώνυμα omerici", contenuto nella miscellanea Ricerche a confronto. Dialoghi di Antichità Classiche e del Vicino Oriente, 2011, a cura della Associazione Culturale Rodopis.